Verso un nuovo revival del Tarantismo. Intervista a Simona Marra.

Con la pandemia si è fermato tutto! «Non temete i momenti difficili. Il meglio viene da lì», affermava il premio nobel Rita Levi-Montalcini. D’altronde non è certamente la prima volta che il fenomeno del tarantismo vive un momento di stasi. In passato ha conosciuto decenni di oblio, per poi ritornare, negli anni Novanta del secolo scorso, al centro dell’interesse di studiosi, antropologi e sociologi. Un ritorno che si è manifestato non solo come oggetto di ricerche, ma anche come pratica coreutico-musicale, coinvolgendo gruppi e singoli, solitamente nel Salento. Tale attività culminava nella celebrazione dei SS. Pietro e Paolo, patroni della nostra città, e ne “La Notte della Taranta” a Melpignano. Simbolicamente questi due appuntamenti fungevano, rispettivamente, da apertura e da chiusura al programma estivo delle sagre salentine. I giovani sono stati i soggetti sociali che, in un recente passato, si sono presentati come gli attori principali di una pratica culturale, mi riferisco alla musica e al ballo, che venne, in un certo senso, reinventata dopo anni di sostanziale interruzione. Clara Gallini, allieva e assistente dell’etnologo napoletano Ernesto De Martino, così definì il verbo “reinventare” nel quadro del tarantismo: «reinventare vuol dire assegnare significati nuovi e diversi e innescare trasformazioni formali in una pratica culturale che non è più quella di prima». Pertanto la pizzica che si ballava nelle piazze, e non, in tempi pre-pandemia, non è quella che De Martino, insieme alla sua équipe, vide e descrisse alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso.

Si è assistito nel Salento a un singolare fenomeno di “riuso” di alcuni aspetti della terapia, in una prospettiva completamente diversa da quella originaria, forse addirittura rovesciata. Dalla complessa ritualità che favoriva l’uscita da uno stato di malessere e sofferenza interiore, si è passati ad un uso fondamentalmente ludico della musica e della danza. La pizzica è diventata una delle componenti forti di un processo di riscoperta dell’identità locale. L’identità locale, però, non acquista valore se non in un contesto che la rende visibile, e l‘evento è la modalità organizzativa che meglio realizza questa finalità: permette la messa in scena, la spettacolarizzazione di una virtuale continuità, di tempo e di luogo, con un passato che viene rivendicato come “nostro”.

Gli annunciati parziali festeggiamenti dei SS. Pietro e Paolo, daranno vita a un altrettanto parziale revival del fenomeno del tarantismo. Anche quest’anno, infatti, la cassa armonica non farà da sfondo, insieme alla splendida facciata della Chiesa Madre, ai festeggiamenti patronali. Per comprendere meglio il significato di questa lunga interruzione dai balli e dalle musiche popolari ho intervistato Simona Marra, insegnante di pizzica e nostra concittadina.

Lei è l’unica su Galatina ad aver creato un corso di pizzica. Com’è nata quest’idea?

Nasce dal bisogno viscerale di riprendere contatto con le persone, con l’ascolto del proprio corpo e dell’ambiente circostante attraverso la musica, e di restituire ogni sensazione attraverso la danza. Ora, come in passato, la pizzica può essere davvero considerata terapeutica.

Chi è maggiormente attratto dal suo corso?

La cosa bella della pizzica è che non ha età, attrae giovani e meno giovani, moltissimi turisti e ho scoperto uno spiccato interesse da parte dei più piccoli, se messi a conoscenza di questa nostra tradizione. Chi decide di seguire il corso lo fa, non solo per curiosità, ma anche per acquisire maggiore padronanza nell’esecuzione e consapevolezza dei passi, sebbene si tratti di un ballo popolare.

Data la pandemia ancora in corso, come ha vissuto la perdita del contatto fisico dal mondo della pizzica?

Durante i lockdown mi ero come bloccata. Non sono riuscita a muovere un passo in casa e nemmeno a seguire un corso online. I miei maestri lo sanno, mi conoscono. Sanno che ho bisogno dello scambio di sguardi e di quell’energia collettiva che si percepisce quando si frequenta in presenza.

Il mito del tarantismo da sempre ha suscitato curiosità nei turisti e ha fatto da volano al marketing territoriale. Chi non è salentino perché si avvicina al suo corso?

I danzatori delle piazze, dei palchi, dei social e della tv sono sicuramente il traino di tutta questa faccenda, arrivano subito allo spettatore, che vuole poi imparare a ballare come loro. L’ interesse musicale e storico, in realtà, arriva dopo, nella maggior parte dei casi.

Nell’attesa di una ripresa totale, e quindi del ritorno nelle strade e nelle piazze della magia del tarantismo, a cosa ha pensato per ripartire?

Siamo ripartiti la settimana scorsa, il 24 giugno per l’esattezza. Si è trattato di un primo incontro gratuito e aperto a tutti. Ci troverete ogni giovedì, dalle ore 19:00 alle ore 20:00, sino a fine settembre, negli spazi esterni della masseria Latronica. A seguire ci saranno concerti live di musica popolare che danno l’ opportunità di mettere in atto quanto appena imparato. Le dirò di più. In questa avventura ho voluto fortemente gli insegnanti che mi hanno accompagnata in questo percorso di crescita, personale e professionale. Saranno loro, infatti, i protagonisti degli stage. Stage che si aggiungeranno all’ abituale appuntamento settimanale, ai quali sarà ammesso anche chi non è iscritto al corso. A tal proposito vorrei ringraziare “SalentoX”  per aver sempre creduto in me.

La differenza sostanziale tra il tarantismo che ebbe modo di osservare De Martino e il tarantismo del concertone di Melpignano per intenderci, risiede innanzitutto nel mutato orizzonte culturale entro il quale il simbolo della taranta acquisisce significato e valore per i soggetti che a esso si richiamano. Prima della pandemia il simbolo, il nome, le musiche e le figure della danza nel momento in cui rivendicavano la propria identità con quella del passato stavano, in realtà, stabilendo una differenziazione. Lei quale pensa sarà il nuovo scenario culturale dopo tanti mesi di isolamento sociale, di reclusione in casa, di strade silenziose, di cambiamenti negli usi sociali?

Tutto si trasforma nel tempo e anche la pizzica ha subìto nuove influenze, come è giusto che sia. Personalmente sono aperta alle contaminazioni, io per prima ho voglia di sperimentare dopo tanta danza tradizionale. Accolgo ogni trasformazione purché sia vissuta come arricchimento culturale, nel pieno rispetto del passato, come il movimento elastico di una molla che si allunga e si muove in altre direzioni, ma che torna sempre al suo posto.

Nella situazione attuale in cui i contatti sono proibiti come si potrebbero ricontestualizzare gli incontri di ballo?

Ho voglia di parlare, di informare, di condividere quel che conosco sul tarantismo. Immagino il corso, non come una sequenza di passi da imparare, ma come un lasciarsi andare, sciogliendo le tensioni accumulate in questo periodo di chiusure forzate.

Il rapporto tra simbolo e concetto, tra sfera extrasensoriale e sfera della razionalità è stato uno dei temi fondamentali dell’opera demartiniana. Il mito e la realtà come si manifestano nel ballo?

Nel tarantismo la musica, il ritmo, la danza, i periodi dell’anno, l’arredo e gli oggetti rituali disegnano un paesaggio costituito dagli opposti che governano il mondo: uomo – donna, positivo – negativo, attrazione – repulsione, ritmo pari – ritmo dispari, vita – morte. La congiunzione armonica tra gli opposti è ciò che persegue la pizzica tarantata terapeutica del tarantismo. Entro tale logica musicale e coreutica binaria, il ritmo, in quanto ritmo – simbolo, è terapeutico per la sua forza implicita di ricongiunzione.

Concludo con le parole della Gallini: «se non fosse esistito il tarantismo se lo sarebbero inventato, perché era l’altrove dell’irrazionale, quello di cui si aveva bisogno per immaginarsi i luoghi sicuri della ragione».

Francesca Rossana Marra

Bibliografia: Sergio Torsello,“ Interviste sul Tarantismo”, edizioni Kurumuny, 2015.

Hub vaccinale di Galatina: un successo al servizio del distretto territoriale.

L’obiettivo più importante del governo Draghi al momento del suo insediamento era costituito sicuramente dall’attuazione del Piano Vaccinale. Era necessario incidere quanto prima sui dati della pandemia che, con riferimento ai contagi e ai decessi, nella seconda decade di febbraio, erano a dir poco allarmanti. Il passaggio del testimone per la responsabilità del Piano Vaccinale da Arcuri a Figliuolo è stato uno snodo fondamentale. Oggi, dopo 4 mesi, è tempo di tirare le prime somme.

Il Generale da subito ha fatto sentire la sua presenza improntata all’esaltazione della disciplina militare che, se applicata in altri campi, non è detto che possa dare sempre risultati eccellenti. Per nostra buona sorte così non è stato e l’Italia, nel Piano vaccinale, ha risalito la china lasciandosi alle spalle paesi come Francia e Spagna che, prima dell’avvento del Governo Draghi, erano sicuramente avanti. L’abilità di Figliuolo si è avvertita anche sul territorio, con sopralluoghi effettuati congiuntamente al Capo della Protezione civile Curcio che hanno avuto il merito di impartire indicazioni ben precise per assicurare un servizio efficiente. L’obiettivo era di raggiungere nell’arco di un mese le 500.000 vaccinazioni giornaliere. Raggiunto e superato. Chapeau!

Nella data in cui scrivo (20 giugno) si registrano i dati migliori da febbraio 2021 a oggi: 881 nuovi casi e 17 decessi, con un tasso di positività sostanzialmente stabile da alcuni giorni intorno alllo 0,5%. Questo report ci fa stare relativamente tranquilli, perché in autunno potranno tornare preoccupazioni ma non certamente paure, come quelle vissute nel 2020.

I centri vaccinali presenti sul territorio hanno funzionato bene, toccando in alcuni Hub l’eccellenza. Il centro vaccinale del Distretto Socio-Sanitario di Galatina si sta facendo apprezzare per il servizio efficiente che da subito è riuscito a organizzare a beneficio del territorio che vede compartecipi i Comuni di Soleto, Sogliano, Cutrofiano, Aradeo e Neviano. Per assicurare il servizio l’Hub si avvale di circa 40 unità costituite da medici, Infermieri, Oss, Unità della Protezione Civile oltre ad alcuni giovani del Servizio Civile. Le vaccinazioni vengono somministrate con celerità senza attese estenuanti. Tutti gli operatori hanno dato il massimo con una organizzazione spesso impeccabile, tutti con un sorriso di gentilezza per stemperare lo stress del momento. Quei pochi disservizi che si sono registrati sono stati da ascrivere alla carenza di vaccini soprattutto nel primo periodo del piano vaccinale. Il personale preposto con professionalità ha saputo prestare ascolto alle problematiche dei cittadini, cercando di inquadrare le situazioni cliniche dei pazienti, conciliandole con le disposizioni ministeriali in continua evoluzione, com’è successo per il vaccino AstraZeneca, che ha suscitato non pochi dubbi agli utenti.

Insomma una volta tanto, contrariamente all’abitudine tutta italiana per cui si tende a tacere sulle buone notizie, in questo nostro Paese qualcosa funziona bene ed è giusto riconoscere i meriti ai diversi attori. Secondo l’ultimo report della ASL di Lecce del 18/06/2021 nei paesi del Distretto di Galatina si è già raggiunto l’obiettivo di almeno una dose per circa la metà degli abitanti, dato che potrebbe far intravedere la luce per una immunità di gregge per la fine dell’estate e restituire ulteriore libertà dalle restrizioni legate all’epidemia, anticipando la corsa al virus per il nuovo autunno. Per tale motivo Galatina al Centro, che ho l’onore di rappresentare, esprime, interpretando il sentimento dei cittadini-utenti, un vivo ringraziamento all’ Amministrazione Comunale per la collaborazione assicurata per individuare la sede, assolutamente adeguata. Il ringraziamento va poi alla Polizia locale per il necessario servizio, che non ha fatto mai mancare, volto all’ordinato svolgimento delle operazioni. Ma gli operatori che vogliamo ringraziare in modo particolare sono i Medici, gli Infermieri, gli Oss, il personale amministrativo, i coordinatori e tutti i componenti del Distretto Socio-Sanitario di Galatina con gli Uffici preposti, le unità della Protezione Civile, i volontari e i giovani del Servizio Civile che tutti insieme con professionalità ed abnegazione si sono prodigati al massimo per offrire un servizio migliore ai cittadini-utenti, aiutando a guardare al futuro del nostro territorio con un nuovo ottimismo.

Galatina, attraverso competenza e programmazione, ha fornito un servizio essenziale per tutto il distretto territoriale che la circonda. Questo dato di fatto non può che rendere orgogliosa l’associazione Galatina al Centro. Speriamo che questo successo sia di esempio e di buon auspicio per il raggiungimento di nuovi traguardi per la nostra amata città.

Il Presidente
Vincenzo Specchia

E’ il momento del dialogo, non delle scelte.

Desideriamo fornire alcune precisazioni in riferimento all’articolo pubblicato in data 09 giugno 2021 su Quotidiano di Puglia.
Galatina al Centro ci tiene a ribadire che la finalità primaria dell’Associazione è quella di stabilire un dialogo con la città per discutere le problematiche più interessanti, anche per il recupero della centralità nell’ambito del distretto territoriale. In questo percorso le giovani generazioni sono fondamentali perché a esse Galatina al Centro guarda con grande attenzione. E fin qui l’articolo che ci riguarda è coerente con la nostra visione.
Ma nella seconda parte elenca delle possibili candidature per le elezioni amministrative del 2022 facendo intendere erroneamente, anche in relazione al titolo, che il Presidente di Galatina al Centro, Vincenzo Specchia, è tra i candidati Sindaci.

Il presidente Specchia e tutti i soci di Galatina al Centro smentiscono tale interpretazione poiché l’associazione, al momento, ha di mira solo il dialogo con la città e con i giovani.
Al termine di tale percorso si valuterà, anche con i partiti che avranno partecipato, quali possono essere le migliori candidature per il governo cittadino. E’ in quel momento che saranno fatte le scelte e non certo ora!

Andrea Mangia

Segreteria Galatina al Centro